giovedì 22 dicembre 2011

BUONE FESTE

Sono stata un po' latitante in questo ultimo periodo...è vero e mi dispiace immensamente.
Ma non potevo non essere presente per augurare a voi tutti.....


Un Felice Natale e uno Spumeggiante 2012

Vi lascio con un'immagine della stella di Verona, la mia città, che in questo particolare periodo dell'anno, addobbata a festa è semplicemente meravigliosa!!!
Se avete occasione venite a visitarla....




Ci vediamo l'anno prossimo....
Ila.

lunedì 5 dicembre 2011

BORGO VALSUGANA - LEVICO

Avete presente uno di quei fine settimana tutto relax e buona compagnia?
Ecco...quello appena trascorso è stato proprio così, niente di più e nulla di meno, solo tutto perfetto!
Partenza sabato mattina, in compagnia di tre nostri cari amici.
Destinazione Valsugana.
Grazie  al consiglio di un amico di Marco sapevamo già dove alloggiare e dove trascorrere la sera del sabato, queste le uniche poche cose programmate, tutto il resto sarebbe arrivato da sè, cosa alquanto strana per una come me che ama organizzare tutto fin nei minimi dettagli...ma questo doveva essere un week end in cui staccare la spina e ricaricare le batterie, e così è stato.
Dopo un abbondante colazione fatta tranquillamente al bar in tarda mattinanta, partiamo in direzione Borgo Valsugana.
Durante il viaggio il tempo è pessimo, una spessa coltre di nuvole grigie cariche d'acqua copre il cielo, una leggera pioggerellina cade incessantemente, impossibile vedere le cime delle montagne intorno, ma non importa il tempo scorre piacevole tra una chiacchera e una risata.
Arriviamo alla nostra meta poco dopo mezzogiorno.
Allogeremo alla "Locanda in Borgo", che da quanto ci è stato detto da chi prima di noi ha avuto modo di alloggiarvi, è un posto speciale, un piccolo garnì con annesso centro benessere, l'ideale per noi il cui unico scopo di questa breve vacanza è rilassarsi.
Noi ragazze scendiamo a raggiungiamo a piedi la Locanda, attraverso le suggestive vie del paesino, mentre i ragazzi tentano di parcheggiare l'auto nelle vicinanze.
Pochi metri e la raggiungiamo subito, riconoscendola per il fresco colore arancio della facciata, lungo Corso Ausugum al civico 90.
Suoniamo il campanello, ad attenderci un ragazzo alto che ci sorride al di là della porta.
"Piacere Denis" una calda stretta di mano e un sorriso simpatico e gentile.
Entriamo e subito rimaniamo piacevolmente sorprese dal tepore e dalla cura di questo piccolo spazio dedicato alla receptions, mentre scambiamo alcune battute con il titolare in attesa che arrivino i ragazzi.
Chech-in, spiegazioni sugli orari della wellness e della colazione e assegnazione delle camere.
Fin da subito Denis, il titolare si è dimostrato disponibile, cordiale, attento alle nostre esigenze e pronto ad esaudirle, mettendoci a nostro agio ed accogliendoci come dei vecchi amici.
Ci mostra le varie stanze e noi lo seguiamo ridendo e scherzando come cinque bambini alla prima gita scolastica....forse siamo già troppo rilassati.
Tutte le stanze sono diverse, particolarissime, arredate con gusto speciale e molto elegante, con colori rilassanti e mobili chiari, tessuti e tendaggi dai colori soft.






















Per il pranzo ci lasciamo consigliare da Denis, che ci prenota un tavolo al "Ristorante San Giorgio", in centro al paese, che noi raggiugiamo a piedi.
Il ristorante è alla mano, l'arredamento un po' rustico, ideale per un pranzo di mezzogiorno, l'ampia sala piacevolmente riscaldata e accogliente, la titolare ci fa accomodare in un ampio tavolo apparecchiato vicino al termosifone.
Nonostante la specialità del posto sia il pesce, noi mangiamo un ottimo antipasto di saluti, un bis di primi con strozzapreti al burro e salvia, teneri e deliciati e un risotto con zucca e porcini, gustoso e piacevolmente saporito, i funghi sono freschissimi.
Acqua e caffè, prezzo più che adeguato alle nostre consumazioni.


Ritorniamo alla nostra Locanda, non prima di aver fatto quattro passi in paese, per smaltire il pranzo.
Borgo Valsugana è un piccolo paese della provincia di Trento, il suo centro storico si è sviluppato lungo le sponde del fiume Brenta che vi scorre in mezzo.
Le viette sono ricche di vecchie case sapientemente ristutturate e dipinte di fresco, è un piacere passeggiare lungo queste vie ricche di negozietti e di antichi portoni.





















Arrivati alla Locanda attendiamo il resto della compagnia, altri quattro amici ci devono raggiungere.
Ci accomodiamo al primo piano dove due comodi divani e un lucente albero di Natale ci invitano a sedere davanti alla tv, chiaccherando tranquillamente, lasciando che il tempo scorra lentamente senza stress e senza orari prestabiliti, godendo della compagnia degli amici e sorseggiando un fresco succo di pompelmo e di mirtilli che Denis gentilmente ci ha servito.
Conosciamo anche il papà di Denis, un signore simpatico e pronto a fornirci consigli e dettagli sulla Valsugana e sulle cose da fare il giorno seguente.




















Una volta arrivato il resto della compagnia indossiamo i nostri immacolati e soffici accappatoi e le simpatiche ciabattine, il tutto noleggiabile all'interno della locanda, e ci dirigiamo in welness.
Il centro benessere si trova al terzo piano, nel sottotetto dell'edificio, piccolo e curatissimo, caldo e avvolgente, travi in legno sbiancato sul soffitto, parqhet e pietra grigia dul pavimento, una vera oasi di pace.
Ci siamo solo noi, e possiamo liberamente passare dai vapori del bagno turco al caldo secco e soffocante della sauna filandese, rifrescandoci con un getto d'acqua fresca sotto la doccia emozionale, per poi buttarci sui lettini della sala del sale, in cui respirare l'aria ricca di iodio  giova enormemente alla salute.
Una calda tisana prima di iniziare il percorso e qualche bicchiere di succo per reintegrare i liquidi persi completano il nostro percorso all'interno della wellness.
Usciamo rilassati e rigenerati nello spirito e nel corpo, per quasi due ore ci siamo fatti coccolare da vapori benefici e da temperature elevate che hanno riscaldato le nostre ossa, una bella doccia calda e ci prepariamo per la serata che ci sta attendendo.

La destinazione per la nostra cena è al "Rifugio Crucolo", in località Val Campelle  a Scurelle, a circa venti minuti dalla Locanda.
La strada che ci porta al rifugio è nel primo tratto ben praticabile, poi complice anche la presenza di una nuvola stazionata a bassa quota, si è trasformata in una stradina stretta, buia, piena di tornanti e di curve a gomito, ci chiediamo come faremo a tornare dopo cena, magari dopo aver bevuto qualche bicchierino in più!
Arriviamo e nel parcheggio sono già posteggiati alcuni pulman turistici, il locale deve essere molto grande per contenere tutte queste persone.
Noi abbiamo prenotato con anticipo e solo grazie alla sollecitudine di Denis, il titolare della "Locanda in Borgo", siamo riusciti a trovare un tavolo per la serata, questo per farvi capire quanto sia conosciuto e affollato questo posto.
Entriamo e subito ci colpisce sentire che le suole delle nostre scarpe si incollano al pavimento.
Dentro la temperatura è altissima, un vociare continuo e rumore  di piatti, il locale è già pieno, arredato con grandi tavoloni e sedie in legno.
Ci fanno accomodare in un tavolo apparecchiato per dieci al piano terra, in una veranda chiusa.
Se decidete di voler passare una serata tranquilla in un ambiente elegante e raffinato vi consiglio vivamente di non prenotare al "Rifugio Crucolo", qui si viene per la cucina tipica trentina servita in maniera semplice e senza tante pretese, per l'atmosfera gioviale e di festa, per brindare con gli amici e stare rilassati in allegria.
Iniziamo subito con un vassoio di salumi prodotti direttamente dai proprietari, polenta e cotechino e carne salà, il tutto accompagnato da Muller Thurgau bianco e da un Marzemino Trentino doc rosso.
Proseguiamo con un tris di primi composto da strozzapreti al burro, canederli al sugo, e zuppa di porcini.
Ecco già qui ci potremmo fermare, siamo già sazi!
Invece tra una chiacchera e un brindisi arrivano anche i secondi: grigliata mista, stinco, crauti con puntine e cotechino, coniglio in umico, spezzatino con polenta, funghi trifolati e  insalata verde.
Le porzioni sono abbondanti, la cucina tipica è a nostro dire buona, alzarsi con la fame è veramente impossibile.
Prendiamo un rinfrescante sorbetto prima di far arrivare i dolci.
Intanto iniziano ad arrivare le prime note dal gruppo che al piano di sopra suona per intrattenere gli ospiti alla fine della cena.
I dolci vengono serviti su due grossi piatti messi in mezzo al tavolo, ci saranno come minimo più di dieci fette in ognuno, non riesco ad assaggiarli tutti, ma la torta di cioccolato e pere, quella con le mele, e quella con radicchio e nocciole che riesco a mangiare sono buonissime e deliziose...peccato non aver più posto!
Poi servito in un pentolino fumante e fiammante, e versato in tipiche tazzine di ceramica trentina arriva lui..il protagonista di questo posto tanto chiassoso e festaiolo..il “Parampampoli”!!
Una bevanda digestiva  a base di  caffè, grappa e zucchero servita alla fiamma, nel senso che nella tazzina viene versata proprio con la fiamma che ha il compito di disperderne  l'elevato contenuto alcolico.
La tradizione trentina dice che questa bevanda serve a preparare lo spirito alle più allegre serate di canti e balli in compagnia, qui vedendo l'atmosfera dell'intero locale deve aver fatto effetto già da un bel po'.


Foto da internet
Complice il “Parampampoli” ci uniamo anche noi ai festeggiamenti della serata e al trenino di persone che passa in mezzo ai tavoli, come in un allegra serata di fine anno!
Prima di lasciare il locale il titolare ci accompagna a visitare le cantine.
Qui con cura e orgoglio vengono gelosamente custoditi e fatti stagionare i salumi che poco prima ci sono stati serviti e che con gran piacere abbiamo mangiato, nonché vini e formaggi.
Ritorniamo alla Locanda, fortunatamente le nuvole che avevamo trovato all'andata si sono dissolte e riusciamo con facilità a ritornare alla nostra base, qui ci attende un comodo lettone e soffici cuscini su cui fare sonni d'oro!





Il mattino dopo ci alziamo con calma, ad attenderci un'abbondante colazione ricca di torte, biscotti, panini caldi e affettati.
Io opto per il dolce e mangio una fetta di deliziosa crostata fatta in casa con marmellata di fichi, non sazia faccio il bis con una fetta di torta alla panna e cioccolata.
The caldo per tutti, siamo ancora un tantino frastornati dalla spassosa serata trascorsa al “Rifugio Crucolo”, nel frattempo Denis e suo padre ci suggeriscono di visitare i Mercatini di Natale di Levico Terme o di fare una passeggiata all' Arte Sella, un'esposizione permanente di opere d'arte all'inteno di un percorso in mezzo alla natura e ai boschi della Val di Sella.
Quasi all'unanimità votiamo per i mercatini di Levico.
Salutiamo Denis, ringraziandolo ancora una volta per la gentile ospitalità, per l'accoglienza calorosa ma discreta e le attenzioni dimostrate in questo nostro breve ma piacevolissimo soggiorno, promettendogli di rivederci sicuramente in primavera per tornare a visitare questa volta l'Arte Sella come lui ci ha consigliato.

Levico Terme dista pochissimi chilometri e in pochi minuti arriviamo al centro.
Abbiamo la fortuna di parcheggiare proprio vicino all'entrata dello storico Parco degli Asburgo, dove si svolge il mercatino di Natale.
Qui in mezzo a piante secolari, sono distribuite le tipiche casette in legno di ogni mercatino natalizio, ogni tanto si sentono in lontananza gli zoccoli di due possenti cavalli che trainano una carrozza che porta in giro i turisti, nell'aria profumo di vin brulè e di caldarroste.






Facciamo un giro tra le bancarelle, ammirando le tante specialità locali esposte, gli splendidi addobbi natalizi, le calde calzature in feltro, le delicate e trasparenti palle di vetro per l'albero.
Dicono che la particolarità di questo mercatino sia di sera, quando tutte le luci vengono accese e il parco si illumina di una luce magica.























Proseguiamo per le vie del centro, anche qui tutto addobbato a festa, i negozi aperti e numerose persone in giro a fare spese, anche noi entriamo a dare un'occhiata e a riscaldarci un po', la temperatura non è fredda, ma al calduccio dei negozi si sta meglio.
E' quasi mezzogiorno prendiamo un aperitivo lungo un bar del centro e ci dirigiamo verso il ristorante "La Stua" in cui abbiamo prenotato per il pranzo.
Anche qui l'ambiente è caldo e accogliente, l'arredamento semplice e tipico di queste zone trentine, i proprietari molto gentilamente ci hanno riservato un tavolo grande e spazioso.
Siamo tutti ancora abbastanza appesantiti dalla serata precedente percui ordiniamo soltanto una portata, io scelgo un piatto di spezzatino di cervo e polenta, non proprio leggero ma tenerissimo e dal sugo gustoso.
Gli altri si dividono tra tortelli di pasta saracena al capriolo, spazli ovvero gnocchetti verdi tirolesi, gulash zuppe e sedanini con speck, noci e scagli di scamorza.
Acqua, niente vino e caffè. Prezzo buono.
Ci alziamo da tavola e facciamo ancora una breve passeggiata in centro a Levico Terme,  i negozi sono chiusi per la pausa pranzo e alcuni di noi decidono di tornare verso casa.
Noi rimaniamo e vogliamo dare uno sguardo al Lago di Levico prima di partire per il ritorno.
Il lago è deserto, solo le oche e le anatre hanno il coraggio di tuffarsi in acqua, poche persone passeggiano sulla riva, il sole si sta nascondendo dietro le cime delle montagne e l'arietta è pungente.
Se paragonato al nostro Lago di Garda, curato e pieno di gente anche nei fine settimana invernali questo luogo sembra quasi selvaggio e incontaminato.









Partiamo alla volta di casa, rilassati e sereni come non mai.
Abbiamo trascorso veramente un bel fine settimana, certo non abbiamo fatto grandi cose, ma questo poco importa, ci siamo goduti la compagnia dei nostri cari amici, ci siamo lasciati coccolare dal centro benessere e dalle attenzioni dei proprietari della "Locanda in Borgo", ci siamo forse un tantino abbuffati con gli abbondanti piatti della cucina trentina, ma era impossibile resistere, abbiamo assaporato i primi profumi e sapori delle feste di Natale, abbiamo veramente staccato la spina e ci siamo ricaricati alla grande per tutta la settimana a venire...ci voleva proprio un week end tanto semplice eppure tanto speciale.

Vi lascio di seguito tutti gli indirizzi nel caso vi potessero interessare:

- 1775 Locanda in Borgo :Corso Ausugum,90 - 38051 Borgo Valsugana(TN) Tel.0461/757103

- Ristorante San Giorgio : Via Fratelli Divina,6 - 38051 Borgo Valsugana(TN) Tel.0461/753693

- Rifugio Crucolo : Loc.Val Campelle - 38050 Scurelle (TN) Tel.0461/766093

- Ristorante La Stua : Via C.Battisti,62 - 38056 Levico Terme(TN) Tel.0461/707028



venerdì 2 dicembre 2011

5' GIORNO - MAMMOTH LAKES, DEATH VALLEY, BEATTY

14 agosto 2011: La mattina io e Marco ci svegliamo di buonora, complice un raggio di sole che ha fatto capolino nella nostra stanza e l'ha innondata di luce...impensabile riuscire a dormire.
Ci alziamo e il panorama che ci attende guardando fuori della porta-finestra del salottino del nostro appartamento è senza dubbio un ottimo corroborante per iniziare al meglio questa nuova giornata.




















Uno splendido e tiepido sole illumina e riscalda tutta la vallata.
Scendiamo a prendere un caffè, la colazione nonostante il prezzo non proprio economico delle stanze non è compresa.
L'idea proposta la sera precedente di iniziare la giornata con un bel tuffo in piscina non è stata messa in atto da nessuno del gruppo, purtroppo la temperetura esterna e l'acqua non proprio caldissima ci hanno fatto desistere. Ne approfittiamo per dare un'occhiata in giro, a questo vasto complesso di edifici che in inverno durante la stagione sciistica sarà sicuramente al completo.






















Ci ritroviamo tutti nella hall dell'hotel a fare check-out, carichiamo per l'ennesima volta le valigie in auto e partiamo alla volta della Death Valley, non prima di aver fatto sosta in paese al primo supermercato a fare rifornimento di viveri, bevande e quant'altro per affrontare al meglio il viaggio, memori anche della brutta esperienza della sera prima che ci ha costretti ad andare tutti a letto senza cena.
Trascorriamo quasi un'ora all'interno del super, consultandoci su cosa sia meglio acquistare e in che formato, troviamo anche i pratici frighi da viaggio in polistirolo che riempiamo con un saccho di ghiaccio da tre litri, che ci permetterà di conservare le nostre bevande al fresco per tutta la giornata.
Qui negli States i cibi sono spesso confezionati in comodi packaging che ne permettono la conservazione e il consumo in modo facile, ricche insalatone in scatole trasparenti con posate e pinzimonio allegato, macedonie di frutta colorata, panini e tramezzini di vario tipo, sushi di pesce freschissimo. 
All'interno del super c'è anche un punto Starbucks, e ne approfittiamo per fare un'abbondante colazione con ciambelle, muffin, brioches, caffè e capuccini, non proprio uguali a quelli bevuti in Italia, poichè molto diliuti e serviti in grandi bicchieri di carta.
Quando arriviamo alle casse la spesa mia e di Marco è poca cosa rispetto a quello acquistato dai nostri compagni di viaggio, sembra abbiano fatto provviste per un'intera settimana!
Una cosa è certa...nessuno più soffrirà la fame per tutto il resto della vacanza!

Ripartiamo, anche oggi ci attende un lungo viaggio in auto, un totale di quasi 290 miglia, pari a circa 460 km, per una durata di quasi sette ore. Questo il nostro percorso.
Vogliamo goderci appieno la freschezza di questi luoghi, l'arietta frizzante quasi ci infastidisce, ma io non voglio indossare il maglione, voglio fare scorta di questa sensazione e di questi brividi, sapendo quali temperature ci attenderanno di lì a poco...non appena ci saremo avvicinati alla caldissima Death Valley.
Mentre lasciamo Mammoth Lakes, ci godiamo il paesaggio prettamente montano, con foreste di conifere dal colore verde cupo e in lontananza alte cime lievemente spruzzate di neve. Sarebbe stato bello vedere da vicino il lago, in questo periodo dell'anno è teatro di numerosi sport sull'acqua e affollato di pescatori lungo le rive, purtroppo il tempo a nostra disposizione non ci consente di fare questa deviazione, rischiando di arrivare in ritardo al nostro appuntamento con la Death Valley.























Lungo la strada incontriamo piccoli paesi spersi in mezzo al nulla.
Poche case distribuite lungo la via principale, un distributore di benzina, un supermarket, una scuola, un motel e un bar.
Ci chiediamo come facciano queste persone a vivere così isolate, in queste piccole comunità, così distanti dalle grandi città, costretti a dover percorrere enormi distanze prima di poter arrivare al più vicino centro abitato.
Sarà forse per questo che in giro vediamo quasi solo ed esclusivamente potenti pick-up e grossi suv, adatti a sopportare lunghi viaggi e pesanti spostamenti.




Man mano che ci avviciniamo alla nostra destinazione gli spazi si fanno sempre più ampi e il paesaggio sempre più brullo e desertico, la strada diventa un sottile filo di asfalto rovente che si insinua tra la polvere e il blu del cielo.





La Death Valley, è una delle depressioni più profonde dell'emisfero settentrionale, che scende a 86 metri sotto il livello del mare. Con una superficie di 13.354 kmquadrati, è il parco nazionale più grande degli Stati Uniti, addirittura più esteso dello Yellostone.
La Death Valley è anche il punto più caldo e più arido degli Stati Uniti. Tra gli stretti pendi della valle il sole è implacabile!
Un deserto impietoso dove, in estate, la temperatura supera costantemente i 40°C all'ombra, che purtroppo non c'è!
E' terribile immaginare tali temperature...dicono si potrebbe persino friggere un uovo sul tetto di un'automobile!
Pensate che nonostante il sole spietato e le forti escursioni termiche giornaliere, il deserto è incredibilmente popolato da una fauna ricca, ma rara a vedersi: linci, coyote, serpenti, puma e il famoso roadrunner, l'uccello Bip Bip del celebre cartone animato.
Tutte le guide che abbiamo letto indicano come stagione ideale in cui andare il periodo che va dall'autunno alla primavera, ovvero da metà ottobre a inizio aprile, con temperature più miti, anche perchè in primavera, se è una buona annata, la valle si riempi di fiori selvatici, e lo spettacolo che si può godere deve essere sicuramente qualcosa di grandioso. 
Se come noi invece capitate in piena estate ricordatevi che le ore migliori sono quelle dell'alba e del tramonto, la luce è migliore i il calore meno soffocante!
Noi ovviamente non abbiamo dato più di tanto ascolto alle sagge parole della guida e capitiamo all'entrata della Death Valley alle 14:30 del pomeriggio...come voler constatare di persona se tutte queste dicerie sono poi vere!!
Arrivando dalla CA 190E non troviamo alcun posto di controllo per l'ingresso al parco, l'unico esistente è quello situato all'ingresso nord a Grapevine, per il resto i 20,00 $ del biglietto per auto si pagano, se volete fare gli onesti, al Visitor Center di Furnace Creek.




Da bravi turisti non appena vediamo il cartello che indica l'ingresso alla Death Valley National Park, parcheggiamo l'auto e usciamo a fare le solite foto di rito, rimanendo sconcertati da quanto sia il caldo e l'arsura.
L'aria è talmente calda da seccare le labbra, la luce accecante, nemmeno una piccola nuvola in cielo.
Scattiamo un paio di foto e risaliamo subito in auto, accendendo al massimo il condizionatore, poichè nella valle l'umidità relativa è pressochè nulla, se ci si trova alla guida di un'automobile senza aria condizionata, si rischia di perdere fino ad un litro di sudore ogni ora, per questo motivo è consigliabile bere molta acqua e portarne prudentemente delle scorte in auto.


Foto di Renzo

Foto di Renzo

Foto di Renzo

Proseguiamo, senza incontrare mai alcuna auto lungo il nostro percorso.
Poi come per magia eccole tutte parcheggiate ordinatamente in quello che sembra essere un parcheggio.
Ci fermiamo anche noi, e rimaniamo sorpresi davanti allo spettacolo che si presenta ai nostri occhi.
Le Mesquite Flat Sand Dunes, si trovano sempre sulla Route 190, poco prima dello Stovepipe Wells Village.
Sono dune di sabbia bianca, opera dei venti che confluiscono in questo punto preciso della valle, portandovi granello per granello, frammenti di roccia delle montagne vicine.
Sembra veramente un sogno, un angolo di Sahara nel West americano!
I più temerari cercano di raggiungerle, con gran fatica e dispendio di energie, certamente camminare nella sabbia soffice con più di quaranta gradi, sotto il sole cocente non deve essere una passeggiata!!



Foto di Renzo



Foto di Renzo
 


Foto di Renzo





Proseguiamo lungo una strada che sembra non finire mai, intorno a noi ci sono solo colline aride, terra secca, qualche cespuglio bruciato dal sole e un caldo insopportabile.
La temperatura esterna di 113° F pari a 45° C, ci costringe a mantenere sempre acceso il condizionatore,  e il percorso mette a dura prova i motori delle nostre automobili.
Siamo costretti a fermarci più di qualche volta per evitare che i mezzi si surriscaldino, la spia dell'acqua di raffreddamento si è accesa ben più di una volta, anche durante la guida alterniamo momenti con il clima acceso con altri, veramente difficile, con il condizionatore spento, tentiamo di trovare ristoro abbassando i finestrini per far entrare un po' d'aria, ma è talmente calda da sembrare un phon acceso puntato in faccia...pessima idea!




Arriviamo finalmente ad uno dei due unici punti di ristoro all'interno di tutto il parco della Death Valley, il Furnace Creek Visitor Center, si trova sulla Route 190.
Qui scappando velocemente all'interno del general store ovvero quello che è un bar, ristorante e negozio di souvenir, riusciamo finalmente a trovare un po' di refrigerio come si deve, trovando ristoro con un fresco gelato, gironzolando alla ricerca di un bel souvenir da portare a casa.
Usciti riusciamo a sopportare meglio il caldo, intorno è un via vai continuo di gente, persone che in giro non abbiamo mai trovato durante tutto il tragitto, la Death Valley è veramente una distesa sterminata e Furnace Creek è un'oasi verde in mezzo a questo immenso deserto di sole e di rocce. Sorprendentemente ci sono palme e alberi da frutto, persino un bel giardinetto verde e fresco in cui neri corvi trovano riparo all'ombra di una palma, se non fosse per il caldo che dopo un po' diventa insopportabile si potrebbe pensare di fermarsi ancora un pochino seduti su una panchina magari con un altro gelato!


Foto di Renzo

Foto di Renzo

Foto di Renzo


Ripartiamo in direzione del luogo più caldo e più basso della Death Valley, Badwater, e lungo la strada il caldo diventa veramente insopportabile anche con il condizionatore acceso.
Fuori un paesaggio surreale, davanti a noi la strada scorre diritta in mezzo a colline rocciose e scure mentre in lontananza avvistiamo qualcosa di bianco e brillantissimo farsi sempre più vicino e più ampio, un mare di luce immacolata che magneticamente ci richiama in quella direzione.






La temperatura esterna è di 124° F pari a 51°C, non sappiamo cosa ci aspetta fuori dall'auto.
Alcuni di noi decidono di non scendere, le mamme rimangono in auto con i bimbi.
I più temerari di noi scendono attrezzati alla meno peggio con cappellini, teli da mare da buttarsi sulle spalle, ombrelli aperti e ovviamente una buona scorta d'acqua.
Appena aperta la portiera una vampata di aria torrida, secchissima e quasi irrespirabile mi colpisce in viso, è una sensazione indescrivibile, non avev mai sentito una temperatura tanto alta in tutta la mia vita, è veramente insopportabile e si fatica a respirare, il calore secca la gola e brucia agli occhi.
Badwater Basin è il punto più basso degli Stati Uniti d'America, a 86 metri sotto il livello del mare, la profondità è ben visibile dal cartello appeso alla parete rocciosa alle nostre spalle.


Foto di Renzo

Un tempo era un immenso lago, ora le sue dimensioni sono modeste e si è radicalmente ritirato, la sorgente che lo alimenta è talmente ricca di sali minerali da rendere l'acqua imbevibile, da qui il nome di badwater, dove l'acqua si è ritirata o evaporata ha lasciato sulla superficie della terra uno stato di sale candido che con i raggi del sole risplende di una luce splendida.
Percorriamo il pontile di legno che permette di spingersi fin sopra le lastre di sale e le pozze e grazie al quale si ha la possibilità di raggiungere il punto in cui è presente l'acqua.
Il nostro intento però fallisce, nessuno riesce a raggiungere la meta, io per seconda mi ritiro, ho finito la mia bottiglia d'acqua buttandomela addosso e sentendola evaporare nell'arco di pochi secondi, dovrei essere fradicia e sono asciutta più che mai, avverto li calore tutto intorno, soprattutto lo sento salire dal basso, sento le gambe come se fossero avvolte da una palla di fuoco rovente, ho la testa infuocata e anche il cuore inizia a galoppare più del dovuto, per me è venuto il momento di ritirarmi non voglio proprio collassare in mezzo alla Death Valley!!
Poco dopo anche gli uomini del gruppo ritornano.  



Foto di Renzo


Foto di Renzo


Foto di Renzo


Partiamo in direzione di Zabriskie Point, per arrivarci dobbiamo ripercorrere la strada già percorsa, e visto che all'andata avevamo visto alcune indicazioni che segnalavano interessanti siti da vedere decidiamo di fermarci ad alcuni di questi, il sole è ancora alto e la giornata ancora lunga.
Il primo che ci incuriosisce è l'indicazione per un Natural Bridge, ovvero un ponte naturale.
La strada che percorriamo per raggiungere un piccolo piazzale è piccola e tortuosa, ovviamente non asfaltata e piena di buche, procediamo lentamente per non recare danni all'auto.
Solo Massimo ha il coraggio di scendere, affrontare ancora una volta il caldo e fare una breve camminata sotto i 47°C, noi lo attendiamo in auto al fresco godendoci il panorama del Badwater Basin dietro di noi...spettacolare ancora una volta!



Al ritorno di Massimo, stremato ma contento di essere riuscito ad intravedere il ponte naturale scavato dall'erosione di un fiume ormai asciutto ripartiamo, percorrendo ancora una volta la  Badwater Road, la strada che percorre tutta la Death Valley e lungo la quale si trovano le maggiori attrazioni, fortunatamente per i turisti non molto lontane l'una dall'altra.
Facciamo una breve deviazione lungo un percorso segnalato come percorribile solo da fuoristrada, ma alle auto dei nostri compagni di viaggio ci accodiamo anche noi che viaggiamo su un'utilitaria, pronti a sfidare la sorte!
Non potete immaginare il divertimento di Marco lungo questo breve tratto immerso tra le rocce e strette gole, su di una strada polverosa in cui é quasi impossibile vedere al di là del proprio parabrezza, tra gincane e curve a gomito...io ero attaccata al sedile, lui gioiva e rideva come un bambino...non immaginavo tenesse nascasta un'anima di rallysta!!





Altra deviazione in direzione dell' Artist's Drive, con accesso dalla Route 178 venendo da Badwater, poichè il percorso è circolare e a senso unico.
La strada serpeggia attraversa un magnifico paesaggio montuoso, intorno ci sono formazioni dai colori magnifici che cambiano tonalità con la variazione della luce del sole, ocra accesi e gialli luminosi, tutti i colori della terra sono racchiusi tra queste rocce, che sembrano sbriciolarsi al primo soffio di vento.
Non sappiamo più dove guardare...a destra, a sinistra, davanti a noi, ci voltiano addirittura per paura di aver perso qualcosa al nostro passaggio.






Tutto questo viaggio tortuoso, in cui a tratti sembra di essere finiti sul fondo di un canyon, viene premiato quando si arriva davanti all' Artist Palette, qui la natura ha creato un anfiteatro naturale e si è divertita con i colori!
Ricchi pigmenti minerali hanno coperto le pietre vulcaniche di tonalità molto intense, leggendo la guida apprendiamo che il ferro produce tonalità di rosso, rosa e giallo; la decomposizione della mica crea i verdi, il manganese i viola e i porpora...per noi sarà impossibile ricordare in futuro i nomi di questi minerali, ciò che sicuramente ricorderemo sarà lo spettacolo sensazionale che ancora una volta la natura ci ha regalato, l'incanto di questi colori accostati così armoniosamente l'uno all'altro come a creare la tavolozza di un artista, pronto a dipingere un quadro prendendo spunto dagli scenari unici di questa valle.




Proseguiamo in direzione di Zabriskie Point, ritornando sulla CA190 E, strada asfaltata finalmente!
Arriviamo quasi al tramonto, pochissima gente nel parcheggio e lungo la salita che porta al belvedere, la temperatura è decisamente più sopportabile finalmente.
Questo luogo è stato reso celebre dall'omonimo film di Antonioni, con Harrison Ford, io ammetto la mia ignoranza, rivelando che non conosco affatto questo film.
Il nome invece viene dato dal cognome di colui che sfruttò il borace nella valle.
Quando arriviamo alla fine della salita e davanti a noi si apre lo spettacolare paesaggio del Zabrisckie Point capiamo all'istante di essere arrivati nel momento giusto.
La luce è perfetta, un manto di sole dorato si è posato sui colli erosi dalle intemperie, le rocce corrugate simili a drappi buttati con noncuranza si tingono di meravigliose tonalità, che vanno dal giallo, all'arancione all'oro...è uno spettacolo indescrivibile, le ombre si mescolano alla luce, i colori si insinuano nelle insenature più nascoste.
Da quassù si gode di una vista di 360° su tutta la valle.
Ora capiamo perchè questi luoghi sono stati scenari ideali per numerosi set cinematografici: stretti canyon, distese di steppe, paesaggi lunari...ecco perchè qui sono arrivati sia gli indiani e i cowboy ("In nome di Dio" con il mitico John Wayne) e  anche i marziani ("Guerre Stellari" di Lucas).





Risaliamo in auto, stanchi ma contanti e soddisfatti di questa giornata.
La Death Valley è piaciuta un sacco a tutti noi, nonostante il caldo e la fatica, questo posto selvaggio e ricco di paesaggi mozzafiato ci ha rapito e affascinato in un modo assoluto.
Sulla strada del ritorno io e Marco facciamo un resoconto di quello che è bene fare prima di avventurarsi in questo luogo, anche se frequentato da turisti durante il giorno è sempre bene stare attenti.
Noi consigliamo di portare una buona scorta d'acqua perchè si suda e si beve tanto.
Entrare all'interno della valle con il serbatoio pieno, perchè la strada è lunga e la benzina è carissima e si può trovare solo negli unici due punti di Visitor Center.
Tenere sempre sotto controllo la temperatura dell'acqua di raffreddamento del radiatore  per evitare che il motore si surriscalda e la macchina vada in panne, ad ogni modo lungo la strada si trovano dei serbatoi d'acqua non potabile per i radiatori (radiator water only), vietatissimo bere quell'acqua mi raccomando!
Se malauguratamente la vostra auto si dovesse fermare, rimanete al suo interno, qualcuno prima o poi passerà a darvi una mano, non pensate neache minimamente di andare a piedi fino al primo punto di ristoro, le temperature di giorno sono altissime soprattutto d'estate, anche con una buona scorta d'acqua, crema solare prottettiva e cappellino in testa non si riesce a rimane sotto il sole per più di una ventina di minuti al massimo, pena la disidratazione..la quantità di avvisi per la ricerca di persone scomparse all'interno della valle, esposte nei centri di informazione, fa accaponare la pelle.
Questo il  nostro percorso all'interno della Death Valley.


Lungo la strada che ci porta a Beatty, dove abbiamo prenotato il nostro hotel, non incontriamo assolutamente nessuno, impieghiamo quasi un'ora per uscire definitivamente dalla Death Valley, e oltrepassare il confine che dallo stato della California ci fa entrare nello stato del Nevada.


Oltrepassato il confine del Nevada, impieghiamo un'altro ora prima di arrivare alla cittadina di Beatty, non rendondoci veramente conto di quali luoghi stiamo attraversando, solo a cena parlando con i nostri compagni di viaggio ci renderemo conto di essere passati a poca distanza dalla famosa Area51, in cui dicono vengano fatti strani esperimenti su nuove tecniche aereospaziali, e conservate testimonianze di vita aliena.
Certo il paesaggio intorno a ben pensarci, non è tra i più allegri!



Foto di Renzo




Arriviamo finalmente in hotel, la nostra prima esperienza con un Motel 6.
Come sempre abbiamo fatto la nostra prenotazione prima della partenza dall'Italia, al nostro arrivo facciamo un veloce check-in e le stanze ci vengo assegnate subito.
Sorprendentemente sono pulite e spaziose, con un bagno semplice e funzionale, tv in stanza e la solita moquette al pavimento, aria condizionata accesa. Manca il bollitore per la tisana calda prima di coricarsi, ma con tutto il caldo patito fino a poche ore prima proprio non ne sentiamo il bisogno.
Puliti, ristorati e vestiti con abiti freschi ci troviamo tutti nel parcheggio pronti a partire per la volta del centro di Beatty, non prima di aver messo i nostri panni sporchi nelle lavatrici a gettoni del motel e avviato un ciclo completo, ritireremo il tutto pulito e asciutto al nostro ritorno...ormai siamo entrati alla grande nello stile di vita americano!
Il centro di Beatty è inesistente!
Solo un distributore di benzina con annesso un minimarket e un saloon in cui i bambini non possono entrare.
Ci accomodiamo sotto il patio di quello che da fuori sembra un bar, oltre a noi seduti su consunti tavoloni di legno ci sono due ragazze che mangiano un'invitante pizza, probabilmente due turiste, e due signori con maglietta a maniche corte e gilet in pelle che sorseggiano una birra gelata, le loro moto sono parcheggiate in strada.
Una trasandata signora bionda ci consegna i listini da cui poter ordinare, la scelta non è ampia, qualche panino, un paio di primi, e la pizza.
Ecco per non incorrere in errori vorremo ordinare proprio questa, visto che le ragazze di fronte la stanno mangiando molto volentieri.
La cameriera spettinata e scomposta ci comunica però che la pizza è finita, che in alternativa possiamo optare per la french-pizza, tentiamo di farci spiegare quale sia la differenza ma ogni sforzo è vano, ci fidiamo, e la ordiniamo.
Bhe che posso dirivi, la pizza con nostra grande sorpresa è buonissima, fragante, con la pasta alta, dal buon profumo di lievito e di pomodoro fresco, tagliata a piccoli spicci e servita in simpatici cestini di plastica rossa. Facciamo il bis e anche il tris, ordinando anche un secondo giro di birra ghiacciata...ovviamente Budweiser!!!
Rimaniamo ancora un po' a goderci la serata sotto la tettoia in legno, guardando il lento passaggio di qualche auto o moto lungo la statale che passa davanti al locale, assaporando questo autentico scampolo di vita da piccolo paese americano, ridendo delle avventure successe durante il giorno, con un ultimo sorso di birra e facendo qualche programma per il giorno successivo.
Alla fine anche la cuoca viene a salutarci e a scambiare quattro battute, incuriosita dal nostro buonumore, e noi non possiamo far altro che farle i complimenti..."Goob french-pizza, very good!"
Vi lascio il nome del locale, purtroppo non hanno un sito internet : KC's OUTPOST Eatery & Saloon  (775) 553-9175, 100 E. Main St. - Hwy 95, Beatty, NV. 89003.
Se siete nei paraggi fermatevi.

Ritorniamo al nostro Motel 6, scarichiamo le lavatrici e ce ne andiamo a letto, domani ci attende la mitica Las Vegas!