martedì 10 aprile 2012

7' GIORNO - BRYCE CANYON

16 agosto 2011: Las Vegas è bellissima anche al mattino!
Ci alziamo ristorati dopo un buonissimo sonno nel nostro comodo letto, non so se sia stata la stanchezza o l'ottima insonorizzazione delle stanze del New York New York, ma abbiamo dormito come due angioletti.
Mentre l'appuntamento con gli altri è per le dieci, io e Marco ne approfittiamo per fare una lauta colazione. Sceliamo lo Starbucks che si trova dentro l'hotel e con 15,00 dollari facciamo colazione in due con muffin, ciambella e due cappuccini, che non hanno nulla a che spartire con quelli bevuti in Italia.
Nella hall del New York New York le slot machine stanno ancora distribuendo soldi e speranze, pensavo di trovare silenzio e tranquillità, invece è un continuo via vai di gente, di musica in sottofondo, di tintinnio di monete...questa città non si ferma mai!
Usciamo a salutare un'ultima volta Las Vegas, con la promessa di ritornare in futuro, e con la tristezza nel cuore per non aver avuto modo di conoscerla e scoprirla meglio.


Ci mettiamo in fila con gli altri clienti che stanno per partire, bigliettino alla mano ed attendiamo che le nostre auto vengano fatte uscire dal garage sotterraneo, mancia all'addetto, carichiamo e sistemiamo le valigie nel bagagliaio e... via che si parte!!
Ci attendono 440 km, pari a circa 274 miglia, prima di arrivare al Bryce Canyon National Park.
Questo il nostro percorso per oggi.
E' sorprendente accorgersi di quanto il paesaggio di questa parte degli Stati Uniti d'America sia vario e differente, siamo passati dalla nebbia di San Francisco, alle foreste di sequioie dello Yosemite National Park, dal deserto infuocato della Death Valley alla megalomania di Las Vegas, per ritrovarci ora a percorrere strade immerse in territori ancora diversi, intorno a noi ci sono sterminati prati verdi, tra cui sbucano massicce formazioni rocciose, e ovviamente in mezzo a tutto questo scorre un rettilineo d'asfalto.





















Oggi attraverseremo ben tre stati, partendo dal Nevada, passando per una piccola punta di Arizona, fino ad arrivare nello Utah.
Lo Utah stato a predominanza mormonica è soggetto a regole ferree.
Leggo sulla guida che fino a luglio del 2009, non era concesso bere alcolici liberamente, ma era necessario procurarsi la merbership card, una tessera di socio a pagamento,  con la quale era possibile bere solo in particolari locali chiamati private clubs. Oggigiorno le cose sono un tantino cambiate e le regole più permissive, anche se è possibile bere alcolici nei locali solo se si comsumano anche dei pasti, inoltre nei ristoranti è possibile servire la prima birra solo dopo le dieci del mattino e non oltre l'una di notte...insomma nello stato dello Utah non si fanno certo grandi feste!!!
Dopo quasi tre ore di viaggio e una breve sosta tecnica, ci fermiamo a fare rifornimento (con 45,00 dollari facciamo il pieno!) a Cedar City, qui mangiamo anche qualcosa  al nostro affezionato McDonald's di cui ormai conosciamo a memoria i menù.
Giusto il tempo per sgranchirci un po' le gambe e scambiare quattro chiacchere e siamo già in partenza, vogliamo arrivare al parco tra breve per godere al meglio della luce.
Arriviamo dopo non molto a Panguitch, piccola cittadina nella contea di Garfield, come il nome del famoso gatto arancio a strisce nere dei cartoon, e qui veramente sembra di essere in un set cinematografico da far west, manca solo di veder passare lo sceriffo con la stella appuntata al petto!




Percorrendo la Route 12 che conduce al parco ci troviamo ben presto attorniati da un paesaggio tutto nuovo, siamo entrati nel Red Canyon, e il nome stesso suggerisce il colore delle rocce che ci circondano. Nascoste dietro la folta vegetazione verde scuro, fanno infatti capolino le splendide falesie di un incredibile colore rosso e arancio, scolpite dall'erosione. E' uno spettacolo meraviglioso e la luce è perfetta. 




L'ingresso al Bryce Canyon National Park costa 23,00 dollari a vettura, il ranger ci consegna oltre ad una cartina in cui sono indicati i sentieri e le piste percorribili anche una copia gratuita del The Hoodoo, in cui sono descritte le curiosità e la storia del parco, ovviamente tutto in inglese.
Io vi consiglio di conservare la ricevuta dell'ingresso al parco, se intendete visitare più parchi potrete accumulare le varie ricevute per arrivare alla somma di 80,00 dollari e ottenere il pass annuale che vi permetterà di entrare nei successivi parchi gratuitamente.
L'interno del parco è ordinatissimo, strade asfaltate e ben curate, pulite e ampie, intorno una foresta di conifere e piante verdi, il terriccio invece ha sempre uno stupendo color aranciato.
Arriviamo, seguendo le indicazioni, in un ampio parcheggio in cui lasciamo le nostre auto e a piedi raggiungiamo il belvedere di Sunset Point.
Lo spettacolo ancora una volta lascia senza fiato.






I raggi del sole dipingono di varie tonalità l'infinito esercito di pinnacoli, una moltitudine di camini, di colonne rocciose dai colori più intensi del giallo e dell'arancio si estendono sotto di noi. Più in là, all'ombra proiettata dai pendii circostanti assumono le colorazioni delicate del rosa e del cipria.
Il paesaggio è magico, fantasticamente suggestivo tanto da evocare la terra incantata di magiche fate, è una visione surreale e lo sguardo si perde a vista d'occhio in questa distesa infinita di bellezza.
Rimaniamo ad ammirare tutta questa meraviglia che la natura qui regala, incantati, ancora una volta, non ci attendevamo di trovare tanta delicatezza.
Ora guardandoci attorno capiamo cosa sono gli Hoodoo.
Gli hooddo o pinnacoli, sono il frutto di lunghissime notti invernali, che si ripetono ogni anno. L'acqua gelando erode la roccia e a poco a poco la priva di tutti i sedimenti più fragili, l'ossidazione dei minerali poi contribuisce a regalare la tipica colorazione arancio, rosa e rossa per il ferro, viola per il manganese e il bianco invece è dovuto da stratificazioni calcaree.





Da qui è possibile scendere lungo il Navajo Loop Trail, un sentiero di circa 3 miglia, che tra percorsi piani e poco difficili permette di scendere a valle. ovviamente per arrivare fin laggiù bisogna percorrere una ripida discesa senza parapetto, e i meno coraggiosi (Marco soffre di vertigini) sono costretti a rimanere ad attenderci.
Io, Karis, Giorgia e il piccolo Marco scendiamo, e subito le nostre scarpe si riempiono di sottile polvere arancione.





La discesa non è proprio una passeggiata, è facilissimo scivolare, dobbiamo stare attenti a non finire in un sol colpo a fondo valle. Le nostre parole, le nostre risate vengono ampliate dal rimbombo che risuona nel canalone, la nostra lingua si mescola ai sussuri lontani e al brusio delle varie lingue parlate dagli altri turisti lì intorno, è una sensazione di grande suggestione e di pienezza, sembra di scendere lentamente al centro del mondo.
Ovviamente mentre scendiamo non ci rendiamo conto di cosa abbiamo lasciato alle nostre spalle, ma basta voltarci indietro per venire catturati dalle vertigini!






E' sorprendente scoprire come qui in fondo crescano possenti e diritti come fusi alti abeti, che con le lore chiome aggiungono un tocco di verde a tutto questo arancio e rosso che ci circonda, se non avessi avuto modo di vederli di persona molto probabilmente non ci avrei creduto...eppure ci sono, e sono bellissimi!







Avvolti dalle rosse pareti rocciose, che sembrano dover franare su di noi da un momento all'altro proseguiamo lungo il percorso. Non so come descrivere la sensazione evocata da questi luogi, io mi sento come avvolta e protetta all'interno di un primordiale grembo materno, il grembo della Madre Terra, è un'emozione fortissima e rassicurante, mi spiace immensamente per chi non ha avuto il coraggio di scendere fin quaggiù, Marco compreso.
Man mano che proseguiamo il sentiero si fa via via più largo e battuto, e gli spazi si aprono fino a concederci la visione di stupendi paesaggi e lungo il nostro cammino incontriamo numerosi tamias, piccoli scoiattoli dal mantello striato, simpatici e vivaci che si arrampicano sugli alberi e sulle pareti.






Arriviamo alla fine del percorso, risalendo verso l'alto per ricollegarci con il punto di partenza.
La salita ci lascia senza fiato e le gambe faticano a sorregerci, non siamo delle pappe molli, voglio precisare, è che anche se non ci abbiamo fatto caso siamo comunque ad un'altitudine considerevole, che si aggira intorno ai 2000-2748 metri, anche se lo chiamano Bryce Canyon in realtà si tratta di un altopiano.
Prendiamo fiato e ci scoliamo una bottiglietta d'acqua fresca mentre ci accorgiamo che il tramonto del sole è colato come oro fuso sulle cime più alte degli hoodoo...lo spettacolo ci toglie anche quel po' di fiato che ci era rimasto!





Mentre gli altri decidono di andare in hotel, io e Marco partiamo alla volta di Sunrise Point, un altro belvedere, che dista pochi chilometri.
Purtroppo il sole sta inesorabilmente scendendo e la luce non è delle migliori, rimaniamo comunque incantati a contemplare ancora una volta questa straordinaria e delicata opera della natura.


Arriviamo anche noi all'hotel, questa notte dormiremo al  Best Western Ruby' s Inn.
La hall dell'hotel è tutta in legno, calda e confortevole, sembra un grande chalet di montagna, alle pareti sono appesi tappeti navajoo e corna di cervi, al centro della stanza un grande camino in pietra, acceso riscalda l'ambiente.
Ci affidano la nostra stanza, assieme ad una cartina in cui la receptionista ci indica la strada da seguire, non ce n'eravamo accorti, ma dietro alla facciata si nasconde un piccolo paesello, tante sono le costruzioni a disposizione per gli alloggi.
La nostra stanza è nella ala più remota, in fianco a noi un deposito per gli attrezzi e più in là un recinto con dei cavalli silenziosi, entriamo e subito ci accoglie una deliziosa piscina racchiusa da una vetrata in cui la condensa del vapore ha ricoperti i vetri, alcuni ospiti stanno ancora facendo il bagno.
La nostra stanza è veramente graziosa, arredata in modo semplice con due grandi letti, il bagno non è enorme ma gode di un ampio antibagno in cui è comodo specchiarsi e riporre le cose....ottima scelta ancora una volta.



Dopo una dovuta doccia ci ritroviamo tutti nella hall, e decidiamo di cenare nell'adiacente tavola calda - fast food all'hotel, questa sera pizza per tutti, abituati alle nostre misure italiane pensiamo di prenderne una a testa, fortunatamente una volta raggiunto il bancone delle ordinazioni ci accorgiamo di quanto siano esegerate le dimensioni qui, optiamo per una in due e nonostante la nostra tanta fame a fatica riusciamo a finirla!
Saluti della buona notte per tutti e via a letto, domani mattina io e Marco vogliamo alzarci un po' prima per andare a vedere il Bryce Canyon alle prime ore dell'alba, chissà se ce la faremo...intanto ci coccoliamo con un buon the caldo prima di andare a letto, ormai io e il bollitore non riusciamo più a separarci!